QUANDO LE DONNE ENTRANO NELLA STORIA (ARTICOLO)
QUANDO LE DONNE ENTRANO NELLA STORIA
Repubblica — 06 giugno 1995 pagina 34 sezione: CULTURA
Rimini - Come veniva assistita la maternità illegittima ad Arezzo tra '600 e '700? Quale era il sistema dotale nella Toscana preunitaria? Che rapporto c' era tra donne e corporazioni in Italia durante l' età moderna? Si approfondisce la ricerca attorno al ruolo delle donne nel passato, e per discuterne la Società Italiana delle Storiche organizza il suo primo congresso, dall' 8 al 10 giugno, nell' aula magna della facoltà di economia, in collaborazione col dipartimento di discipline storiche dell' Università di Bologna.
Si intitola "identità e appartenenza", parole chiave dell' ultimo vocabolario delle studiose femministe di tutto il mondo: essere donne, avere un' identità di donna, di genere, secondo il linguaggio che accomuna la ricerca e la politica delle donne; e non essere né escluse né separate ma "appartenere", essere cioè in relazione con l' altro genere, quello maschile e il mondo. Da qui, andare a scavare nella storia, in questo caso dal mondo classico all' età contemporanea, per ricostruire l' ignorato potere delle donne nella ragnatela di rapporti sottili e non codificati, con le istituzioni, le leggi, gli uomini, la famiglia, il denaro, il corpo.
La Società Italiana delle Storiche è nata nel 1989, in una foresta di altre società accademiche di storici, riuniti secondo le diverse discipline, cronologiche, economiche, demografiche, e rappresentate da un panorama affollato di dotte riviste: ultimo il quadrimestrale Storica, edito da Donzelli. Le socie della società Italiana delle Storiche sono circa 300: non solo docenti universitarie, ma anche archiviste, bibliotecarie, insegnanti. La domanda di storia è venuta dal femminismo dice Maura Palazzi, una delle organizzatrici del congresso, che insegna storia della tecnica alla facoltà di economia dell' università di Bologna: "Volevamo sapere chi erano le nostre antenate, visto che le donne nei libri di storia sono un soggetto che non c' è: qualche regina, qualche santa e basta. Quando i libri si definiscono neutri, parlano solo di uomini".
All' inizio le storiche femministe hanno cercato l' eccezione, le donne che uscivano dalla norma, cominciando dalle streghe, dalle simulatrici di santità, dalle sante: poi le ricerche si sono spostate sul corpo della donna, e il parto, per esempio, è diventato un elemento di storia. Alla storia della famiglia sono arrivati prima gli uomini: "Perché nelle studiose c' era molta diffidenza verso un tema che nascondeva una situazione di debolezza femminile. Poi approfondendo lo schema tradizionale di dominio-subordinazione tra uomo e donna nella famiglia abbiamo capito che le articolazioni potevano essere più complesse, perché anche il debole può combattere e nella relazione tra i sessi può esserci uno scambio di potere" dice Maura Palazzi.
E' per questo che la prima giornata del congresso sarà dedicata alla famiglia, articolata in tre sezioni, i patrimoni, le tutele, i matrimoni e le separazioni: alla ricerca per esempio di quelle donne ammesse all' eredità del patrimonio (di quello materno, o perché non esistevano figli maschi, o per decisione del padre nel testamento): o anche di quelle suore che gestivano le loro celle, donate dalla famiglia, e poi le passavano in eredità a chi volevano. Anche nelle giornate dedicate alla vita pubblica e ai linguaggi, si scoprirà che in passato, malgrado le leggi, le consuetudini, il dominio maschile, le donne hanno sempre trovato un modo di esercitare potere, di amministrare denaro, di ottenere la patria potestà sui figli, di organizzarsi nel lavoro. L' università è ancora abbastanza impermeabile alla storia delle donne: "Nel corso normale di storia della tecnica, posso solo porre delle domande: sarà stata più importante l' invenzione del biberon o della lima, della macchina da cucire o di quella a vapore? Però ho organizzato un seminario dedicato al rapporto tra donne, lavoro e tecnica", dice Maura Palazzi.
All' università di Torino c' è un centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne, a Torino, Napoli e Bologna c' è un dottorato di storia della famiglia e delle identità di genere tra '700 e '900, l' università di Siena con la Società delle storiche organizza da cinque anni una scuola estiva molto frequentata dedicata quest' anno al '900, il secolo della politica. Non esiste per ora in Italia una cattedra di storia delle donne. E comunque la maggior parte degli accademici ignora o è molto diffidente verso questo tipo di studi, definiti "troppo specialistici". "Noi non abbiamo più bisogno di grandi padri come Duby o Le Goff, ma di persone con cui confrontarci, di storici dell' identità maschile, non solo omosessuale. Anche in Italia cominciano ad esserci". - di NATALIA ASPESI
Repubblica — 06 giugno 1995 pagina 34 sezione: CULTURA
Rimini - Come veniva assistita la maternità illegittima ad Arezzo tra '600 e '700? Quale era il sistema dotale nella Toscana preunitaria? Che rapporto c' era tra donne e corporazioni in Italia durante l' età moderna? Si approfondisce la ricerca attorno al ruolo delle donne nel passato, e per discuterne la Società Italiana delle Storiche organizza il suo primo congresso, dall' 8 al 10 giugno, nell' aula magna della facoltà di economia, in collaborazione col dipartimento di discipline storiche dell' Università di Bologna.
Si intitola "identità e appartenenza", parole chiave dell' ultimo vocabolario delle studiose femministe di tutto il mondo: essere donne, avere un' identità di donna, di genere, secondo il linguaggio che accomuna la ricerca e la politica delle donne; e non essere né escluse né separate ma "appartenere", essere cioè in relazione con l' altro genere, quello maschile e il mondo. Da qui, andare a scavare nella storia, in questo caso dal mondo classico all' età contemporanea, per ricostruire l' ignorato potere delle donne nella ragnatela di rapporti sottili e non codificati, con le istituzioni, le leggi, gli uomini, la famiglia, il denaro, il corpo.
La Società Italiana delle Storiche è nata nel 1989, in una foresta di altre società accademiche di storici, riuniti secondo le diverse discipline, cronologiche, economiche, demografiche, e rappresentate da un panorama affollato di dotte riviste: ultimo il quadrimestrale Storica, edito da Donzelli. Le socie della società Italiana delle Storiche sono circa 300: non solo docenti universitarie, ma anche archiviste, bibliotecarie, insegnanti. La domanda di storia è venuta dal femminismo dice Maura Palazzi, una delle organizzatrici del congresso, che insegna storia della tecnica alla facoltà di economia dell' università di Bologna: "Volevamo sapere chi erano le nostre antenate, visto che le donne nei libri di storia sono un soggetto che non c' è: qualche regina, qualche santa e basta. Quando i libri si definiscono neutri, parlano solo di uomini".
All' inizio le storiche femministe hanno cercato l' eccezione, le donne che uscivano dalla norma, cominciando dalle streghe, dalle simulatrici di santità, dalle sante: poi le ricerche si sono spostate sul corpo della donna, e il parto, per esempio, è diventato un elemento di storia. Alla storia della famiglia sono arrivati prima gli uomini: "Perché nelle studiose c' era molta diffidenza verso un tema che nascondeva una situazione di debolezza femminile. Poi approfondendo lo schema tradizionale di dominio-subordinazione tra uomo e donna nella famiglia abbiamo capito che le articolazioni potevano essere più complesse, perché anche il debole può combattere e nella relazione tra i sessi può esserci uno scambio di potere" dice Maura Palazzi.
E' per questo che la prima giornata del congresso sarà dedicata alla famiglia, articolata in tre sezioni, i patrimoni, le tutele, i matrimoni e le separazioni: alla ricerca per esempio di quelle donne ammesse all' eredità del patrimonio (di quello materno, o perché non esistevano figli maschi, o per decisione del padre nel testamento): o anche di quelle suore che gestivano le loro celle, donate dalla famiglia, e poi le passavano in eredità a chi volevano. Anche nelle giornate dedicate alla vita pubblica e ai linguaggi, si scoprirà che in passato, malgrado le leggi, le consuetudini, il dominio maschile, le donne hanno sempre trovato un modo di esercitare potere, di amministrare denaro, di ottenere la patria potestà sui figli, di organizzarsi nel lavoro. L' università è ancora abbastanza impermeabile alla storia delle donne: "Nel corso normale di storia della tecnica, posso solo porre delle domande: sarà stata più importante l' invenzione del biberon o della lima, della macchina da cucire o di quella a vapore? Però ho organizzato un seminario dedicato al rapporto tra donne, lavoro e tecnica", dice Maura Palazzi.
All' università di Torino c' è un centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne, a Torino, Napoli e Bologna c' è un dottorato di storia della famiglia e delle identità di genere tra '700 e '900, l' università di Siena con la Società delle storiche organizza da cinque anni una scuola estiva molto frequentata dedicata quest' anno al '900, il secolo della politica. Non esiste per ora in Italia una cattedra di storia delle donne. E comunque la maggior parte degli accademici ignora o è molto diffidente verso questo tipo di studi, definiti "troppo specialistici". "Noi non abbiamo più bisogno di grandi padri come Duby o Le Goff, ma di persone con cui confrontarci, di storici dell' identità maschile, non solo omosessuale. Anche in Italia cominciano ad esserci". - di NATALIA ASPESI
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