LA STORIA VISTA DALLE DONNE (ARTICOLO)

LA STORIA VISTA DALLE DONNE

Repubblica — 11 dicembre 2002   pagina 1   sezione: PALERMO

E' in libreria il primo numero di Genesis, rivista della Società Italiana delle Storiche. Si tratta di un volume monografico dedicato a "Patrie e appartenenze", che raccoglie gli originali contributi di storiche apprezzate per la serietà delle loro ricerche.
Ma non è questo il punto. Perché Genesis non è solo una nuova rivista di storia, è qualcosa di profondamente diverso. è il risultato di un modo nuovo di fare storia, tutto al femminile. Da 11 anni la Società Italiana delle Storiche, di cui la rivista Genesis è solo l' ultimo frutto, riunisce studiose che hanno lavorato a ricerche di storia delle donne e storia di genere.
Un mondo ricco e composito, le cui abitanti si riconoscono in una pratica della ricerca storica che parte dallo spostamento del punto di osservazione: un piccolo scarto e cambia la prospettiva, con risultati diversi e del tutto nuovi rispetto alla storia così come ce l' hanno sempre raccontata. La storia di genere apre nuovi orizzonti, impone una nuova soggettività in un mondo tradizionalmente dominato da categorie maschili. Non inventa niente, semplicemente raccoglie quanto da sempre è stato scartato e lo valorizza, lo fa diventare la lente attraverso cui osservare il passato e il presente.
Limitiamoci a riflettere che l' essere uomo e l' essere donna sono il prodotto di un lungo processo storico, che attraversa culture e società. Le identità collettive e individuali del genere maschile e femminile vengono storicamente create, solo dopo diventano naturali. Le ricerche di genere vogliono ripercorrere la creazione dei ruoli sessuali nel passato, scoprire il ventaglio del simbolismo sessuale in società e periodi diversi, comprenderne il significato nel mantenimento dell' ordine sociale e nella promozione del mutamento. Senza dimenticare l' entrata delle donne nella sfera pubblica, nel XIX e XX secolo, attraverso i grandi passaggi dei regimi liberali, dei totalitarismi e delle democrazie. I gender studies, gli studi di genere, si sono già imposti alla comunità scientifica internazionale, ma il loro passato è breve. In Italia, sino agli anni Settanta gli studi di storia delle donne erano un ghetto, un universo teorico molto marginale. Venivano studiate le streghe, le eretiche o le prostitute ma le donne erano poco importanti, e anche chi si occupava della loro storia finiva per diventarlo. Specie se chi studiava quelle lontane antenate era a sua volta una donna. A partire dagli anni Ottanta l' incontro con le storiche americane e francesi ha arricchito gli strumenti teorici e ampliato gli orizzonti. A essere studiate non più le donne nella loro limitata individualità, ma le relazioni sociali che ruotano attorno alle donne. Privilegiando l' analisi della famiglia, vista come luogo in cui la dimensione pubblica incontra quella privata. La storia delle donne e di genere propone quindi una rilettura della storia così come l' abbiamo studiata e conosciuta. Con uno sguardo attento a cogliere quelle differenze che, a partire dal dato sessuale, organizzano la società. Ed è una rilettura che arricchisce di nuove sfumature la nostra consapevolezza. Significa che, per tornare al numero di Genesis in libreria (n. 1, 2002, 21 euro) possiamo trovare studi intriganti come "Matmazels" nell' harem. Le governanti europee nell' impero ottomano di Barbara Petzen, dove osserviamo un imprevisto ribaltamento del rapporto imperialistico, con le europee -inglesi, francesi e italiane erano le più ricercate - che lavorano per offrire un' educazione di livello europeo ai benestanti rampolli dell' impero ottomano. Con inediti mescolamenti e influssi culturali che improvvisamente diventano visibili, e appaiono ben tenaci. O, per tornare a temi a noi più familiari, Il risorgimento invisibile delle donne del Sud di Laura Guidi, primo nucleo di una ricerca che si propone di restituire alla memoria storica figure e attività femminili che hanno attraversato il Sud risorgimentale. Il saggio di Laura Guidi rimanda a un ipertesto (presso il sito http://www.storia.unina.it/donne/invisi), che utilizzando gli strumenti informatici rielabora l' antica tradizione del catalogo biografico femminile. Premesso che, nel Sud e specialmente in Sicilia, fino a ieri è rimasto valido il modello di Tucidide, per il quale il nome di una donna perbene, come la sua persona, doveva restare chiuso fra le mura di casa e la donna migliore era quella di cui meno si parlava, il modo in cui sono state costruite le fonti che più spesso vengono consultate dagli storici - archivi della polizia, ad esempio - si presta alla trasmissione solo di figure maschili, che assorbono le circostanti presenze femminili e le annullano. Da qui l' importanza di fonti alternative come i ritratti biografici pubblicati sulle riviste femminili, gli elogi funebri, gli epistolari, le biografie e i diari. Quello iniziato da Laura Guidi è un percorso ancora in costruzione, aperto ai contributi. Ci auguriamo che faccia da battistrada a lavori di ricerca che rivisitino la storia del Sud e della Sicilia, per restituirci la nostra perduta complessità.
- AMELIA CRISANTINO

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