LE DONNE DELL'ISLAM (ARTICOLO)

Le donne dell' islam

Repubblica — 20 settembre 2008 pagina 53 sezione: CULTURA

Fatema Mernissi ama stupire e provocare. La scrittrice marocchina lo ha fatto negli anni, raccontando nei suoi libri la vita negli harem, l' amore del Profeta per le donne e le compagne forti e indipendenti che lo affiancarono, il lento affermarsi delle forme della democrazia nei paesi islamici. Torna a farlo in questi giorni con Le 51 parole dell' amore. L' amore nell' islam dal medioevo al digitale, un saggio uscito nel 1984 e tornato in libreria lo scorso anno in un' edizione aggiornata: il libro è da oggi anche in Italia (Giunti, pagg. 245, euro 12,50, traduzione di Elena Chiti). In un' epoca di paure e contrapposizioni, la Mernissi teorizza che la principale merce d' esportazione dell' Islam deve essere l' amore: non il petrolio e tanto meno la violenza. Davanti agli occhi del lettore sfila una galleria di donne forti, come Sukayna, nipote del profeta, e Aisha, sua moglie. E, arrivando a oggi, le giovani che cercano risposte su Internet o affollano i canali delle tv satellitari arabe. La Mernissi racconta come seduzione, passione, fedeltà e matrimonio si evolvano nel corso dei secoli, ma restino il cuore della cultura araba. E come le radici dell' amor cortese occidentale affondino nel trattato sull' amore del poeta medievale Ibn Hazm. Signora Mernissi, questo libro torna in libreria a più di 20 anni dalla prima pubblicazione: è ancora di attualità? «Quando mi è stato proposto di aggiornare il volume per portarlo fino all' età digitale, vivevo una fase di profonda depressione. Come tanti amici e colleghi, mi sentivo triste per la tensione fra l' Islam e l' Occidente, per la guerra in Afghanistan e in Iraq. Guardavo all' Europa e anche lì vedevo tristezza e crisi: per la situazione economica, per la paura dell' altro. Allora ho pensato alle mie radici: io vengo da Fes, una città dove la tradizione del sufismo è molto forte. E i sufi dicono che sei depresso devi guardare il tramonto: non c' è senso senza il tramonto, non può esserci un giorno nuovo. Ho prestato attenzione al lato luminoso della situazione e questo libro mi è sembrato il modo migliore per farlo: guardando al mondo arabo è il momento di concentrarsi sull' amore, non sulla violenza. Ho provato a cercare on line del materiale sull' amore: e ho trovato molta roba sul consumismo, non sul sentimento. Forse valeva la pena pubblicare di nuovo un libro che cerca le radici dell' amore nella cultura araba». Nel suo libro l' amore passa anche attraverso una galleria di donne molto forti. Sono molto diverse dall' immagine della donna musulmana che prevale in Europa. Si dice donna e islam e si pensa al velo, alla sottomissione: lei invece racconta di seduzione, di passione, di orgoglio. Dove sono nascoste queste donne oggi? «Non sono nascoste. Siete voi che non riuscite a vederle. Le donne stanno guidando una rivoluzione nel mondo islamico, lo stanno sfidando con l' aiuto dei nuovi mezzi tecnologici, delle televisioni satellitari e di internet. Ma voi in Europa credete che nel mondo musulmano si guardino ancora le vostre tv, mentre 300 milioni di persone sono concentrate sui 500 canali televisivi che hanno a disposizione, nella loro lingua, 24 ore su 24. Chi sono i maggiori beneficiari di questa rivoluzione di cui non sapete nulla? Le donne. Prima lo spazio era diviso: il pubblico per l' uomo, il privato per la donna. Ora questa divisione non c' è più: la sera uomini e donne siedono insieme a casa, davanti alla tv. E chi c' è in tv? Donne. Che ballano, cantano ma anche che producono, dirigono, intervistano: è il potere della comunicazione. Se c' è instabilità nel mondo arabo in questo momento non è a causa del terrorismo, ma perché tutto sta cambiando, è in corso una sfida alle tradizioni. Una sfida femminile per la gran parte: le faccio un esempio su tutte, quello di Giselle Khoury, la giornalista libanese. Suo marito, Samir Kassir, era un intellettuale e un giornalista: è stato ucciso con un' autobomba in Libano tre anni fa. Lei continua ad affrontare tutto e tutti, con le sue domande ai potenti su Al Arabiya. Trovo che la sua sia una storia importante». Per quale motivo l' Europa e l' Occidente non vedono questa rivoluzione in atto secondo lei? «Perché hanno paura. Parlo soprattutto dei paesi mediterranei: siete così vicini a noi, eppure ci temete così tanto. Pensi solo a come si parla di immigrazione. L' Occidente parla di secolarismo quando si rivolge agli arabi, poi accendiamo la tv e c' è Bush che parla di come Dio influenzi la sua politica, Blair che racconta la sua conversione e Sarkozy davanti al Papa. L' Occidente non trova la sua identità, è confuso dalla crisi economica e da quella dei valori. E si rifugia nella paura: del terrorismo, degli immigrati. Per questo credo che un libro sull' amore nel mondo arabo, sulla seduzione, sulle donne, in questo momento possa avere un significato importante». Lei scrive che l' amore potrebbe diventare la prossima materia di esportazione del mondo arabo, invece del terrorismo o del petrolio. è una provocazione? «Ci credo davvero. Vede, se io passeggio su una spiaggia vicino a Rabat, da sola. Se decido di fare il bagno, alla mia età, e con le onde alte~be' , io so che se mi succederà qualcosa uno dei ragazzi della spiaggia verrà in mio soccorso. Perché io, come lui, sono parte della Oumma, della grande comunità dei musulmani nel mondo: una famiglia allargata, chiamiamola così, che è alla base di tutti i nostri pensieri di musulmani. Potrei essere sicura di un tale soccorso se fossi su una spiaggia vicino a New York? Francamente, non lo so. C' è un sentimento comune nell' islam, un senso di comunità, di appartenenza che manca in Occidente: e che sarebbe bello esportare». Ammetterà che negli ultimi anni abbiamo visto anche violenza e terrore nell' islam~ «Gli estremisti hanno perso e hanno perso grazie alla tecnologia, all' islam digitale dei 500 canali di cui parlavo prima. Oggi non si può andare in tv e dire che si vuole uccidere delle persone, perché il pubblico globale si rivolterebbe. Il modello di Bin Laden non è più tale per un mondo islamico dove l' urgenza è essere uniti per affrontare i tanti cambiamenti che stiamo vivendo. Voi questo non lo capite, perché c' è un gap di comunicazione fra Islam e Occidente: solo colmandolo ricominceremo a parlare davvero». Lei ha una visione molto ottimistica: l' amore, le donne~ «Questo è un libro ottimista: chi ha perso sono gli assassini, non l' Islam. Lo dimostrano le donne di cui le ho parlato prima. Lo dimostra la riscoperta delle tradizioni del sufismo, che è la religione dell' amore, non della violenza. E lo dimostra Ibn Hazm: questo poeta e teologo medievale parlava di amore come sentimento e rifiutava i suoi aspetti consumistici. Oggi è molto amato dai giovani musulmani, spero anche voi lo scopriate». - FRANCESCA CAFERRI

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